Le quote ereditarie rappresentano le cosiddette quote di legittima, vale a dire le quote che per legge spettano sempre ad un erede. In sostanza, indipendentemente dal fatto che si scelga o meno di fare testamento, i legittimi eredi avranno sempre diritto ad una quota minima di eredità. Chiaramente, l'assenza di un testamento facilita, da un certo punto di vista, la gestione dell'eredità. In questo caso, infatti, entra in gioco la successione legittima. Pertanto, è la legge a stabilire chi sono gli eredi e in che modo vanno suddivise le quote di eredità.
Più complesso è, invece, il caso della successione testamentaria, la quale prevede che vi sia un testamento (pubblico, olografo o segreto). Di conseguenza, in tale circostanza bisognerà sì tenere conto delle volontà del testatore ma anche accertarsi che la suddivisione ereditaria sia stata effettuata nel rispetto delle quote di legittima. In caso contrario, infatti, gli eredi lesi dalla successione potrebbero opporsi esercitando la cosiddetta azione di riduzione. Sta di fatto che, comunque, il testatore ha la facoltà di destinare a chi desidera una parte della propria eredità.
Quando non vi è alcuna traccia di un testamento, allora sarà il nostro ordinamento giuridico ad individuare il numero di eredi, considerando in particolar modo il grado di parentela con il defunto. In linea generale, la legge stabilisce che potrebbero avere diritto all'eredità i parenti fino al sesto grado. Allo stesso modo, le norme assicurano i principali vantaggi, sia in termini fiscali che di priorità nella suddivisione ereditaria, all'eventuale coniuge superstite e ai figli. A seguire troviamo, poi, fratelli e sorelle nonché gli ascendenti. In assenza di parenti fino al sesto grado, sarà lo Stato a riscuotere e a gestire l'eredità del defunto.
È importante sapere che, in seguito all'apertura della successione, gli eredi dovranno provvedere alla dichiarazione di successione e al pagamento dell'imposta di successione. In tal senso, sono previste delle agevolazioni per i parenti più vicini al defunto, i quali possono beneficiare di un'aliquota più bassa e di franchigie più elevate.
Dal punto di vista delle quote ereditarie, la suddivisione deve tenere conto di tutte le casistiche che potrebbero verificarsi in ambito familiare. La quota ereditaria, in assenza di testamento, viene devoluta interamente al coniuge quando non sono presenti ascendenti, figli e fratelli o sorelle. Il coniuge mantiene questo diritto se sposato in regime di comunione dei beni, anche se separato. Al contrario, in presenza di una sentenza definitiva di divorzio, al coniuge non spetterà l'eredità dell'ex marito defunto.
In assenza di padre e madre, saranno i figli ad ottenere l'eredità dei genitori, con suddivisione in parti uguali delle quote ereditarie. Se, invece, oltre ai figli è presente anche il coniuge del defunto, la quota ereditaria viene suddivisa al 50% qualora sia presente un solo figlio. Se, invece, al defunto sopravvivono il coniuge e più di un figlio, 1/3 dell'eredità va al coniuge mentre gli altri figli (indipendentemente da quanti ne siano) dovranno suddividersi i restanti 2/3 dell'eredità.
In mancanza di figli, qual è la quota di eredità che spetta ai fratelli/sorelle del defunto? Se è presente il coniuge, a quest'ultimo andranno i 2/3 dell'eredità mentre ai fratelli/sorelle il restante 1/3 da suddividere in parti uguali. Se non è presente il coniuge ma c'è, invece, un ascendente, allora il 50% dell'eredità andrà all'ascendente (ad esempio genitori del defunto) e l'altro 50% viene destinato ai fratelli/sorelle. Quando viene a mancare un soggetto che è figlio unico, che non ha figli ma che ha ancora in vita uno o entrambi i genitori saranno proprio gli ascendenti a ricevere l'eredità.
E se, invece, al defunto sopravvivono sia il coniuge che i fratelli e i genitori? In questo caso, la suddivisione delle quote ereditarie premia sempre il coniuge, il quale si accaparra i 2/3 dell'eredità mentre il restante 1/3 viene attribuito agli ascendenti e ai fratelli.
In assenza di coniuge, fratelli e ascendenti, saranno gli altri parenti fino al sesto grado ad accedere all'eredità. Il principio applicato dallo Stato, in tal senso, è abbastanza semplice: il parente più vicino esclude dall'eredità il parente più lontano. In presenza di parenti di medesimo grado, questi divideranno l'eredità in parti uguali.
Se, invece, è presente un testamento, è necessario accertarsi che lo stesso non abbia leso le quote di legittima. Il calcolo di queste quote varia, anche in tal caso, in base alla situazione familiare del defunto. Se il defunto lascia un coniuge, in assenza di figli, la quota di legittima del marito/moglie è di 1/2 dell'eredità. Questo significa che, al momento della redazione del testamento, potrà essere devoluta ad altri soggetti il 50% dell'eredità. La quota di legittima del coniuge è pari ad 1/3 dell'eredità se è presente un figlio e ad 1/4 del patrimonio ereditario se ci sono almeno due figli.
Qual è la quota di legittima dei figli in assenza di genitori? Tutto dipende dal numero dei figli. La quota di legittima del figlio unico è di 1/2 dell'eredità. Se ci sono almeno due figli, essi avranno diritto ad una quota di legittima pari ai 2/3 dell'eredità, da suddividere in parti uguali. Se un coniuge è ancora in vita, la quota di legittima del figlio unico è pari ad 1/3. Se ci sono più figli tale quota è di 1/2 da suddividere in parti uguali.
Quali sono le quote di legittima che spettano all'ascendente cioè ai genitori del defunto? Precisiamo che l'ascendente ha diritto alla quota di legittima solo se il defunto non lascia figli. In assenza del coniuge, i genitori hanno diritto a ricevere 1/3 del patrimonio ereditario. Spetta ai genitori soltanto 1/4 del patrimonio ereditario quando è presente anche il coniuge.
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