Quando si parla di quota disponibile ci riferiamo a quella quota di cui il testatore può liberamente disporre e che può, dunque, destinare a chi vuole. Bisogna, infatti, sapere che la legge offre la possibilità di fare testamento, anche se non vige un obbligo in tal senso. È possibile, infatti, distinguere tra successione testamentaria e legittima. Si parla di successione testamentaria quando è il testatore a lasciare, prima della propria dipartita, disposizioni su come dovrà essere gestito il proprio patrimonio. Quando la successione è legittima, invece, si applicano esclusivamente le disposizioni previste dalla legge.
Dobbiamo partire dal presupposto che, anche quando si decide di fare testamento, è necessario tenere conto delle quote di legittima, cioè della quota minima di eredità che spetta a ogni erede per legge. Per evitare che il testamento possa essere impugnato e che, alla morte del testatore, possano aprirsi lunghe battaglie legali e tensioni familiari, è consigliabile rivolgersi quanto prima ad un notaio. Tra l'altro, non vi è l'obbligo di fare un testamento pubblico presso il notaio. Esistono anche altre tipologie di testamento, come ad esempio quello olografo o il testamento segreto. È possibile, dunque, rivolgersi al notaio per una semplice consulenza notarile. Spetterà al notaio fornire risposte e suggerimenti su come effettuare un testamento in maniera tale che il documento non possa essere contestato e che non venga lesa la quota di legittima degli eredi.
Va detto che, in linea generale, un testatore potrebbe ugualmente decidere di lasciare testamento, anche senza rispettare le quote di legittima. Infatti, non è prevista dal nostro ordinamento la possibilità di annullare automaticamente un testamento. Dovranno essere sempre gli eredi ad impugnarlo e ad agire attraverso la cosiddetta azione di riduzione. Se la quota di legittima non dovesse essere reintegrata nemmeno per il tramite delle disposizioni testamentarie allora sarà possibile intervenire sulle donazioni che il testatore ha effettuato in vita.
La quota disponibile all'interno di un testamento non è fissa ma può variare a seconda del numero di eredi legittimi che vengono individuati dalla legge. Se, ad esempio, alla morte del testatore sopravvive un solo figlio, a quest'ultimo spetterà il 50% dell'eredità. Questo vuol dire che il testatore potrà liberamente disporre dell'altro 50% della propria quota, ad esempio destinandolo anche a soggetti non facenti parte del proprio nucleo familiare. Se, invece, dopo la morte del testatore, rimangono in vita un coniuge ed un figlio, ad entrambi spetterà 1/3 dell'eredità. Di conseguenza, i 2/3 dell'eredità saranno già impegnati ed il testatore potrà utilizzare come meglio ritiene opportuno la parte residua, cioè 1/3 del proprio patrimonio.
Come viene suddivisa l'eredità se al testatore sopravvive solo un coniuge, in quanto non presenti dei figli e gli ascendenti non sono più in vita? In questo caso, al coniuge spetta il 50% dell'eredità mentre il testatore ha libera facoltà nell'utilizzo del restante 50% del patrimonio. Se, invece, non ci sono figli ma sopravvivono al testatore il coniuge e gli ascendenti, al coniuge andrà il 50% dell'eredità e agli ascendenti il 25%. Pertanto, la quota disponibile del testatore sarà pari al 25% (1/4 del patrimonio).
Una delle circostanze che si verifica più spesso, però, è la presenza, alla morte del testatore, del coniuge e di più figli. In questo caso, al coniuge spetta 1/4 della massa ereditaria mentre i figli dovranno suddividersi 1/2 della stessa. Di conseguenza, al testatore rimane la libertà di disporre in maniera libera di 1/4 del proprio patrimonio. Altra casistica con la quale ci si ritrova spesso a fare i conti è la presenza di più figli, in assenza di coniuge. È il caso in cui entrambi i genitori non sono più in vita e il testamento viene redatto dal coniuge che ha vissuto più a lungo. In questo caso, i figli dovranno suddividersi in parti uguali i 2/3 della massa ereditaria. Chiaramente, maggiore sarà il numero di figli, più basso sarà l'importo che gli stessi avranno diritto a ricevere. Resta, invece, la facoltà da parte del testatore di disporre liberamente di 1/3 del proprio patrimonio.
In quali casi viene riconosciuta una quota di eredità ai soli ascendenti cioè ai genitori del defunto? Quando al defunto non sopravvive un coniuge e non ci sono figli. In questo caso, la quota di legittima degli ascendenti è pari a 1/3. Pertanto, il testatore può disporre liberamente di 2/3 del testamento. Questa è, dunque, una delle situazioni in cui il testatore gode di una maggiore quota disponibile.
In ogni caso, il calcolo della quota disponibile non sempre è così semplice. Bisognerà, innanzitutto, considerare l'intero patrimonio del defunto, aggiungendo anche le eventuali donazioni in vita dallo stesso effettuate. A ciò bisognerà sottrarre le passività cioè eventuali debiti contratti in vita dal testatore. Facciamo un esempio. Poniamo che Antonio disponga di beni per un valore di 150.000 euro e che abbia effettuato in vita una donazione di 50.000 euro ma che abbia anche contratto debiti per un valore di 20.000 euro. In questo caso, il patrimonio da considerare ai fini del calcolo della quota disponibile sarà pari a 180.000 euro.
Vale la pena precisare ancora una volta che il testatore non può in alcun modo essere condizionato circa il soggetto o i soggetti a cui destinare la quota disponibile. In tal senso, non è da escludere che il testatore possa decidere di attribuire la quota disponibile ad un soggetto che già rientra tra gli eredi legittimi. Se, ad esempio, un genitore volesse destinare una maggiore quota di eredità ad un figlio può farlo proprio attraverso la quota disponibile. Aggiungendo a quest'ultima la quota legittima, uno dei figli si ritroverà sicuramente a godere di una quota ereditaria maggiore.
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