Generalmente, la rinuncia all'eredità si effettua quando si ha il timore di ereditare più debiti che beni. In casi del genere, ogni singolo erede potrebbe decidere di rinunciare alla propria eredità. C'è da dire che, su questa delicata materia, il legislatore offre varie possibilità ai chiamati all'eredità.
L'eredità potrebbe, ad esempio, essere accettata anche con beneficio d'inventario. In questo caso, l'erede avrebbe l'opportunità di conoscere la situazione patrimoniale del de cuius e di rispondere di eventuali debiti entro e non oltre l'ammontare dei beni ricevuti in successione. In questo modo, l'erede avrebbe la certezza che il proprio patrimonio personale non potrà essere intaccato.
Se l'eredità viene accettata, sia in forma tacita che espressa, l'erede non potrà più cambiare idea. Se, invece, si sceglie di rifiutare l'eredità, il nostro ordinamento ammette, in determinati casi e al verificarsi di alcune condizioni, la possibilità di revocare la rinuncia. Nello specifico, si hanno a disposizione dieci anni di tempo per revocare la rinuncia (tre mesi nel caso in cui si sia già in possesso dei beni ereditari), a meno che il chiamato all'eredità successivo non abbia provveduto ad accettarla.
In genere, contrariamente all'accettazione, sia la rinuncia che la revoca della rinuncia vanno effettuate in forma espressa. In tal senso, le opzioni sono due: rinuncia e revoca possono essere effettuate al cospetto di un notaio, tramite un atto pubblico che verrà poi trascritto nel registro delle successioni, oppure attraverso una dichiarazione resa al Tribunale del luogo in cui si è aperta la successione.
In questo articolo andremo a vedere quali sono gli effetti che scaturiscono dalla rinuncia all'eredità.
Quando una persona decide di rinunciare a un’eredità, per la legge è come se il rinunziante non fosse mai stato chiamato a succedere. Questo principio, stabilito dall’articolo 521 del codice civile, implica che la rinuncia abbia effetto retroattivo. Di conseguenza, la persona che rinuncia perde immediatamente ogni diritto in materia di gestione o amministrazione dell’eredità.
In particolare, non è possibile esercitare azioni possessorie sui beni ereditari né amministrare temporaneamente l’eredità o vendere beni deteriorabili (salvo autorizzazione del giudice). Allo stesso modo, non vi è la possibilità di rappresentare l’eredità in eventuali controversie legali. Di contro, nel caso in cui siano già stati compiuti degli atti di gestione prima della dichiarazione di rinuncia, questi rimangono validi e non vengono annullati.
Un aspetto importante è che la rinuncia all’eredità non influisce su eventuali donazioni o legati ricevuti dal defunto. Chi rinuncia può trattenere questi beni, purché non superino la quota disponibile. Se si tratta di un legittimario (figli o coniugi, ad esempio), si applicano le regole specifiche previste dagli articoli 551 e 552 del codice civile per tutelare i suoi diritti. Nei sopracitati articoli, infatti, si parla rispettivamente delle disposizioni vigenti in materia di sostituzione di legittima e di donazioni e legati in conto di legittima.
Abbiamo poc'anzi descritto il concetto di retroattività applicato alla rinuncia all'eredità. È doveroso, però, specificare che le modalità attraverso cui la retroattività opera variano in base alla tipologia di successione. In tal senso, è importante distinguere tra la successione testamentaria e la successione legittima. Si parla di successione testamentaria quando il soggetto della cui eredità si parla ha provveduto, prima della propria dipartita, a lasciare un testamento. Al contrario, quando il testamento non viene redatto, le procedure di comunione e divisione ereditaria vengono gestite in base a quanto previsto dal nostro ordinamento in materia.
La presenza di un testamento impone la necessità, in caso di rinuncia di uno degli eredi, di dare un'occhiata al contenuto del testamento stesso. Infatti, il testatore potrebbe aver identificato eventuali sostituti, cioè soggetti che entrano a far parte della comunione ereditaria in caso di rinuncia da parte dell'erede originariamente istituito. In assenza di un sostituto designato dal testatore, subentreranno nell'eredità il coerede o eventualmente i coeredi.
Quando una persona muore senza lasciare un testamento (successione legittima), il patrimonio viene suddiviso tra gli eredi secondo le quote stabilite dalla legge. Se uno di questi coeredi rinuncia all’eredità, la sua quota non si svanisce nel nulla ma deve essere redistribuita. In assenza di regole particolari, la quota del rinunziante viene suddivisa in parti uguali tra gli altri coeredi. Esiste, però, un'eccezione importante: il cosiddetto diritto di rappresentazione.
Il diritto di rappresentazione è un meccanismo previsto dal codice civile che consente ai discendenti di un coerede rinunziante di subentrare al suo posto e di ereditare la sua quota. In pratica, il diritto di rappresentazione fa sì che la rinuncia non escluda automaticamente l’intera linea di discendenza dal patrimonio ereditario.
Un esempio potrebbe chiarire meglio la questione. Immaginiamo che una persona muoia lasciando tre figli: Anna, Marco e Luca e che ognuno di essi abbia diritto a 1/3 dell’eredità. Se Marco decide di rinunciare all'eredità, la sua quota può essere gestita in due modi, a seconda che egli abbia figli o meno. Se Marco non ha figli, la sua quota si somma a quelle di Anna e Luca, i quali erediteranno 1/2 ciascuno. Se Marco ha due figli, questi subentrano nella sua posizione e si divideranno il suo 1/3 in parti uguali (1/6 ciascuno). Chiaramente, non è scontato che i figli del rinunziante debbano accettare l'eredità. Nel caso in cui intendano rinunciare, ognuno di essi dovrà fare, per proprio conto, la dichiarazione di rinuncia presso il tribunale o presso il notaio.
Il ruolo del notaio nelle operazioni di rinuncia all'eredità può essere molto importante e non è detto che debba essere limitato alla redazione del verbale di rinuncia e alla successiva trascrizione. Abbiamo accennato al discorso della retroattività della rinuncia. Ciò vuol dire che, in generale, prima di assumere qualsiasi decisione su questo argomento, potrebbe essere opportuno richiedere una consulenza notarile. I notai, infatti, sono esperti in materia di diritto familiare e, dunque, potrebbero fornire anche dei consigli su eventuali decisioni da assumere in tema di accettazione e rinuncia all'eredità.
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