Quando un nostro caro viene a mancare, è necessario occuparsi di alcuni adempimenti importanti, come ad esempio l'apertura della successione e, se necessario, la dichiarazione di successione. Ciò vale indipendentemente dal fatto che la successione sia testamentaria o legittima. Chiaramente, la suddivisione delle quote ereditarie può variare a seconda che sia stato fatto testamento o meno.
In ogni caso, la legge stabilisce che a tutti gli eredi spetta una quota minima di eredità. Non solo. Ognuno può potenzialmente disporre della propria quota nel modo in cui ritiene più opportuno. Addirittura, la propria quota di eredità potrebbe anche essere venduta sia al coerede cioè ad un altro erede sia a soggetti terzi. Il nostro ordinamento tende ad attribuire priorità agli acquisti di quote ereditarie da parte del coerede.
Abbiamo parlato di vendita della quota ereditarie ma non è obbligatorio che chi intende liberarsi della quota debba farsi pagare da chi la acquista. La propria quota di eredità potrebbe anche essere donata attraverso un vero e proprio atto di generosità.
Poniamoci in un primo momento dalla parte del soggetto che intende liberarsi della propria quota ereditaria. Come si deve muovere? La prima cosa da fare è quella di parlare con i coeredi e chiedere agli stessi se sono interessati all'acquisto della quota ereditaria. Ciò in quanto i coeredi hanno il diritto di prelazione. Questo vuol dire che se sono interessati all'acquisto di una quota sia un soggetto estraneo all'eredità che un coerede, bisognerà dare priorità sempre a quest'ultimo.
Bisogna, inoltre, concedere al coerede il tempo di riflettere sulla possibilità di procedere all'acquisto della quota ereditaria. In tal senso, il coerede ha 60 giorni di tempo per valutare l'acquisto. Solo dopo che saranno trascorsi i due mesi sarà possibile vendere a terzi la quota. E se non si rispetta tale termine o, peggio, se si vende la propria quota senza aver informato preventivamente i coeredi? In tal caso quest'ultimi potranno esercitare il cosiddetto diritto di riscatto, citando in giudizio l'acquirente prima della scadenza del termine prescrizionale dei 10 anni che decorrono a partire dalla data della vendita. Lo stabilisce l'articolo 732 del codice civile, nel quale si parla a tal proposito di retratto successorio.
Ricordiamo, comunque, che acquistare una quota ereditaria non significa automaticamente diventare proprietario di uno o più beni presenti nel patrimonio ereditario. L'acquisto di una quota ereditaria è soltanto un'opzione che consente ad uno degli eredi di acquisire maggiore potere all'interno della comunione ereditaria o di entrare a far parte della stessa qualora l'acquisto venga compiuto da soggetti terzi. Allo stesso modo, si potrebbe decidere di vendere una quota ereditaria perché non si ha più interesse a far parte della comunione ereditaria o anche per l'esigenza di accedere ad una somma di denaro in modo veloce.
In ogni caso, vale la pena specificare che quando si acquista una quota d'eredità si entra in possesso, relativamente alla propria quota, non solo dei beni ma anche delle passività e, dunque, di eventuali debiti eventualmente contratti dal defunto quando era ancora in vita. Dunque, prima di procedere in questa direzione è importante informarsi nel dettaglio rispetto al patrimonio ereditario.
Chiaramente, per chi già fa parte della comunione ereditaria potrebbe essere più semplice accedere alle informazioni sia sui beni che sui debiti dell'erede. Tra l'altro, si presuppone che gli altri eredi abbiano già accettato l'eredità, in forma tacita, espressa oppure con beneficio d'inventario. Con l'acquisto della quota ereditaria l'acquirente acquisisce di diritto la possibilità di partecipare alla divisione ereditaria, cioè alla spartizione dei beni facenti parte del patrimonio ereditario del defunto.
Molto dipende dai beni inclusi all'interno del patrimonio ereditario. Se tra gli stessi risulta essere presente almeno un immobile allora sarà necessario rivolgersi al notaio, il quale avrà il compito di redigere un atto notarile, indispensabile per la trascrizione nei Registri Immobiliari dell'atto di vendita. In ogni caso, è importante sapere che, nel momento in cui si ricorre ad un notaio, bisognerà mettere in conto delle spese associate all'atto notarile, sia in termini di imposte che di onorario da riconoscere al professionista.
La tipologia e l'ammontare delle tasse da pagare sulla vendita di una quota ereditaria deve tenere conto di diversi fattori, in primis la presenza o meno di un immobile nel patrimonio ereditario. Se la vendita si riferisce alla sola quota ereditaria bisognerà ovviare al pagamento dell'imposta di registro, imposta ipotecaria e imposta catastale. La vendita dell'immobile potrà eventualmente essere effettuata solo dopo l'apertura della successione e la dichiarazione di successione. Al netto delle imposte da pagare sulla successione, le quali spettano agli eredi, in caso di vendita dell'immobile sarà l'acquirente a farsi carico sia delle spese notarili sia delle tasse. Ciò vale indipendentemente dal fatto che l'acquisto venga effettuato da un coerede piuttosto che da un terzo.
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Questo è un aspetto certamente più delicato. Quando viene a mancare un genitore potrebbe verificarsi che tra i beni inclusi nell'eredità vi sia un immobile. A questo punto come devono comportarsi i figli? Le soluzioni sono due: uno dei figli acquista la quota del fratello/sorella per poi, di comune accordo con gli stessi e a seguito della suddivisione dell'eredità, divenire proprietario del bene. L'altra soluzione è la vendita dell'immobile a soggetti terzi, con la suddivisione dei proventi effettuata sulla base delle quote ereditarie spettanti agli eredi.
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